Siamo oggi qui in Padregnana davanti al monumento dei partigiani di Rho trucidati nell’ottobre del 1944 a festeggiare il 25 aprile, ricordando tutti coloro che si sono battuti per donare a noi italiani libertà e democrazia.
Il loro sacrificio ha consentito all’Italia di tornare ad essere una nazione!
Un 25 aprile purtroppo, pur nella gioia della sua celebrazione, oggi triste a causa della pandemia che la nostra Nazione sta vivendo.
Gli scorsi anni con me erano sempre presenti i bambini con le loro insegnanti, nonché un folto gruppo di persone e di rappresentanti delle Associazioni. Oggi invece siamo solo io ed un rappresentante di ANPI. A tutti i cittadini ed a tutte le persone che non sono qui presenti ma, che avrebbero voluto esserci, un caloroso saluto.
Desidero citare un passaggio del Discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei:
“Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta”
Questo è il senso vero, profondo del 25 Aprile, perché come dice il gesuita Padre Sorge “la festa del 25 Aprile non va ridotta solo alla lotta armata, c’è tutto un altro aspetto del fenomeno che è civile culturale morale che di natura sua non è divisivo ma è unitario e consiste nella riscoperta di valori che il fascismo aveva rinnegato per tanti: la libertà di parola, di pensiero, finalmente riconquistavamo i diritti e i doveri perduti e questo ha portato alla Costituzione repubblicana del 1948”
Il 25 aprile segna per l’Italia l’uscita da un periodo oscuro causato dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.
Non esistono dittature “buone”, non esiste il “dittatore illuminato”, la storia ci ha insegnato e ci continua ad insegnare ancora oggi questo. E’ sufficiente leggere gli scritti di Fenoglio, Calvino, Pavese, Renata Viganò od anche di Sepulveda o Solzenycin oppure vedere cosa succede in alcuni stati dell’Africa, del medio oriente od asiatici per comprendere come si vive sotto una dittatura.
Ripeto il 25 aprile segna per noi lo spartiacque tra la vita sotto una dittatura ed il vivere con la coscienza di avere diritti e doveri, solo garantendo il giusto equilibrio tra di essi possiamo costruire una società giusta, una società libera e democratica.
La situazione che oggi stiamo vivendo per la pandemia causata dal Covid-19 limita, per motivi di salute, alcuni nostri diritti. Memorizzate bene questa situazione ricordandovi che le limitazioni di oggi solo sono un infinitesima parte di quelle che i nostri genitori, i nostri nonni hanno dovuto subire a causa della dittatura nazifascista.
Desidero concludere questo mio intervento citando un nostro Presidente, Sandro Pertini:
“Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale è una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.
Viva la Resistenza, Viva la Liberazione, Viva l’Italia, Viva la Repubblica!
Il Sindaco
Giorgio Braga