Gli elementi di base della comunità italiana vanno ricercati nel “paese", una realtà esistente da migliaia di anni sulla riva sinistra del Ticino, che presupponeva un sentimento di appartenenza ad un determinato territorio. Dal paese nacque, in età moderna, il “comune rurale", dove gli interessi di una determinata comunità assunsero un carattere “pubblico" (in contrasto con l'originario carattere “privato" dei vicini), ma il potere fu sempre ricondotto all'autorità feudale.
INDUNO
L'origine celtica e documentata da una testa leonina in bronzo con disco traforato conservata al Museo di Legnano.Il Liber, della fine del XIII secolo, registra a Duno (Induno) una chiesetta dedicata a S. Andrea.Il censimento del 1538 parla del Comuno di Induno e vi indica quattro fuochi, pari a circa 30 abitanti. Allora la proprietà del territorio era concentrata per il 62% nella mani dei Canonici Lateranensi; un altro 32% era della chiesa di S. Vittore e solamente un 6% apparteneva ai laici.Con decreto del 9 giugno 1870, n. 5722, il comune di Induno Ticino, la cui sede era nell'alanobile del palazzo, fu aggregato a Robecchetto.In un volumetto stampato negli Anni Trenta troviamo scritto: “Chi da poco ha varcato la sessantina ricorda ancora gli ultimi filari di vite che la filossera ha completamente distrutto e ricorda di aver visto i tinelli e le povere botticelle che raccoglievano gli ultimi scarsi mosti della povera campagna beneficata solamente dall'acqua del cielo".
CASINO DI CACCIA DEI VISCONTI
Secondo il Langè la cascina prese avvio da un casino di caccia visconteo. La presenza di uno stemma, non ancora inquartato (quindi precedente al XV secolo), di tale nobile famiglia, ancorato al muro di cinta dell'attuale cascina, confermerebbe l'ipotesi dello studioso. Certamente il “casino" ebbe una successione di trasformazioni fino a diventare la residenza della nobile famiglia Bossi.Nel censimento del 1558 sono citate varie famiglie possidenti il territorio di Induno: Sasso, Riso, Pisoni, Crivelli, Lampugnani (mulino il Ronchetto e torchio), Beolchi, Cesare Visconti, Ludovico Bossi, Croce, Gallarati (con beni nelle rispettive cascine). Altri risultano da un elenco del 1860 dei proprietari dei boschi, conservato in Archivio Comunale (tra parentesi il perticato): Raffaele Bossi (700), Antonio Casati (159), Antonietta Nenni (198), Cura di Robecchetto (250), Ospedale di Cuggiono (28), Gaetano Lampugnani (10), Cura di Malvaglio (40), Angelo Bossi (150), Francesco Arese (825), Marietta Lampugnani (34), Angelo Cattorini (103), Eredi Sartirana (144), Antonio Cedrati (9), Luigi Oltrona (120), Erminio Mira (30), Ambrogio Griffanti (20), marchese Arconati (20), Carlo Colombo (12), Carlo Clerici (282), Gio.Batta Cagnola (160), Giorgio Mozzoni (100), Vittadini (120), Giovanni Clerici (10), Francesco Trabattoni (37), Luigi Calcaterra (24), Marianna Lurani-Clerici (197), Carlo Zenoni (40), Calderara (72).
Il PALAZZO DI INDUNO
Posto sul ciglio del terrazzamento del Ticino, in una posizione dominante la valle, originariamente l'insediamento potrebbe essere stato una torre di avvistamento: “Vasto complesso in gran parte adibito a cascina e rustici, raccolto in un grande quadrilatero con ampi cortili comunicanti .Il corpo padronale, ingrandito e rimaneggiato della seconda metà del Settecento, sorge sulla destra e si distingue in altezza per le proporzioni delle finestre in serie su due piani e ammezzato.E' separato dalla strada da un ampio parco che confina con il muro di cinta esterno.E’ già stato notato come la funzione agricola abbia prevalso su quella della casa di villeggiatura, tanto che gli ingressi alla casa padronale non si distinguono dal resto del complesso. Si ritiene che la torretta di ingresso con il corpo di fabbrica adiacente costituiscano la parte più antica, probabilmente di origine viscontea. Su questo lato meridionale sorge l'oratorio dell'Assunta, con ingresso esterno, ristrutturato verso la fine del XVIII secolo, con una composta facciata ancora di disegno barocco, ma ormai semplificata e irrigidita secondo la nuova sensibilità neoclassica".Nel 1856 il palazzo era di proprietà del marchese Raffaele Bossi e individuato nel catasto Lombardo -Veneto con il mappale “1" costituito da 52 vani di cui alcuni per rimesse, scuderie, sellerie e granai sui due piani. L'edificio nobile contiene ancor oggi affreschi e pavimenti mosaicati, alcuni già “recuperati" dalla attuale proprietaria, Teresa Rossi Nembrini, altri invece ancora in pessimo stato come una parte della costruzione. Dei tre cortili colonici, quello più antico e di maggior interesse _e il primo a Sud, con il portale arricchito da pesanti bugne piatte.Fino a quindici anni fa c'erano in questo cortile delle simpatiche cancellate con motivo berain, tardo secentesche. In totale, la parte rustica, mappale “2" del 1856, contava 73 vani tra cui la ghiacciaia e il locale per il torchio. A nord di questo complesso furono costruiti nel nostro secolo altri edifici ad uso agricolo. Attuali proprietari i Nembrini di Rovato e la società Cascina Induno srl.
INDUNETTO
Adiacente ad Induno, Indunetto è scomparso qualche anno fa, inghiottito dal tempo. Più pronunciato verso la valle, sulla sinistra della strada che conduce al Ticino, il censimento del 1861 lo indica di proprietà di don Raffaele Bossi e vi colloca l'abitazione delle famiglie Peralzi, Bossi, Gualdoni e Brusatori.
MALVAGLIO
Nel 1558 i Canonici possedevano il 12% del territorio, mentre il 7% era della chiesa di S. Vittore.Diversamente da Robecchetto, dove la proprietà religiosa era molto più corposa, il territorio di Malvaglio era per la maggior parte posseduto dai Beolchi, Eredi Bossi, Della Croce, Crivelli, Visconti, Corio, Piatti, Bianciardi, Fagnani, Lampugnani, Maggi, Pisoni e Comune di Malvaglio.Emerge, da quanto detto, una presenza laica importante e addirittura la presenza del “Comune" che possedeva 15 pertiche di brughiera a Malvaglio ed altre 60 di bosco ad Induno, quando ancora non esisteva come soggetto “politico" la comunità di Robecchetto. Questa riessione ci porta ad attribuire a Malvaglio uno spessore storico importante che trova conferma anche nei confini:solamente il suo territorio arrivava pienamente sino al Ticino, mentre quello di Robecchetto con Padregnano si fermava poco prima del fiume, comprendendo parzialmente la Padregnana. Il console era Badino Catagnino, mentre Catelina de la Croce rappresentava la figura più importante in quanto gentildonna.Il 16 maggio 1652, diversamente da Robecchetto con Padregnano, la Regia Camera assegnò Malvaglio in feudo a Giambattista Lossetti. La Nota degli Huomini di Malvaglio - di 14 anni in su - che giurarono fedeltà al feudatario Lossetti nella piazza di Inveruno, il 9 giugno 1652 risultò composta da 16 persone, tra cui spiccava Ioseffo Rampone, console del paese. Ma c'erano anche i Magni, i Carimà, i Gualdoni.
I DOMENICANI A MALVAGLIO
Nel catasto del 1751, i Domenicani di S. Eustorgio avevano una casa a Malvaglio (ma già nel 1558 risultavano presenti a Castelletto) e nel 1856 la casa al n. 345 era detta dei Tre Re Magi a documentare un culto diffuso in tutta la zona. In via Montegrappa è ancora visibile un affresco raffigurante la Madonna con Bambino e un Domenicano.
Censimento Regno d'Italia (1861) del Municipio di Induno con Malvaglio
Il Censimento del Regno d'Italia divise il municipio di IcM in: piazza Malvaglio (dove vi erano 23 case più una vuota e vi abitavano 66 famiglie); piazzetta Induno (4 case abitate più una vuota dove vi abitavano 25 famiglie); Case Sparse, le cascine (9 case abitate da 20 famiglie). Allegato al Censimento c'è lo “Stato della popolazione presente ed assente nella notte del 31 dicembre 1861" che risultava essere di 700 presenti e 24 assenti.
ROBECCHETTO
Nel catasto del 1558 il territorio di Robecchetto fu indicato in 1743 pertiche. Allora, i Canonici ne possedevano il 64%, la chiesa parrocchiale di S. Vittore il 27%, mentre il Consorzio della Misericordia l'8%, facendo sì che ai nobili milanesi rimanesse solamente uno striminzito 8% che faceva capo ai Beolchi, Piatti, eredi Bossi, Visconti, Crivelli, Fagnani.Da una relazione allegata alla visita pastorale del 1570 sappiamo che a Robecchetto c'erano venti famiglie per un totale di 166 abitanti.
ROBECCHETTO
Nel catasto del 1558 il territorio di Robecchetto fu indicato in 1743 pertiche. Allora, i Canonici ne possedevano il 64%, la chiesa parrocchiale di S. Vittore il 27%, mentre il Consorzio della Misericordia l'8%, facendo sì che ai nobili milanesi rimanesse solamente uno striminzito 8% che faceva capo ai Beolchi, Piatti, eredi Bossi, Visconti, Crivelli, Fagnani.Da una relazione allegata alla visita pastorale del 1570 sappiamo che a Robecchetto c'erano venti famiglie per un totale di 166 abitanti.
DESCRIZIONE DEI FONDI DETTI DI SECONDA STAZIONE (1751)
Induno
Il villaggio è formato da cinque case e sette cascine:
Malvaglio
Il villaggio è formato da sedici case e tre cascine:
Robecchetto
Il villaggio era formato da diciannove fabbricati.
Padregnano e Padregnana
Erano composte da sette fabbricati.