L'ARCHITETTURA POPOLARE NEOCLASSICA
Unico nel suo genere, rappresenta un Esemplare nel ristretto panorama architettonico dell'intera provincia milanese. La rappresentazione planimetrica pi_u antica della Cascina Grande risale al Catasto Lombardo-Veneto (1856) nel quale venne descritta come Casa colonica eretta nel 1841:locali terreni 30, detti superiori 30, detti ammezzati 28, portico davanti al caseggiato, portici in 28 campi lungo i lati di levante e ponente 2, stalle con superiori cascine.L'impianto, a forma di rettangolo con asse minore in direzione Nord-Sud, si caratterizza per una grande corte, al cui centro si pose il pozzo e attorno alla quale si disposero vari ambienti.La presenza di un grande forno, destinato alla cottura del pane per gli abitanti della cascina, testimonia il forte carattere di comunità della “popolazione rurale" che qui risiedeva. Tuttora presente, rimane il testimone isolato di un mondo scomparso. Anche la corte (originariamente divisa in due spazi regolari da due strade ortogonali tracciate in corrispondenza dei passaggi Est-Ovest e Nord-Sud) con il passaggio dall'uso agricolo a quello residenziale e artigianale è stata “arricchita" da orticelli e da box contribuendo al generale degrado del complesso neoclassico.
La Cascina Saronna
Di proprietà Arese, il censimento del 1861 vi indicò le famiglie Chiodini e Giudici; la cascina, però, è già presente nel Catasto Teresiano del 1722. Fino a pochi anni orsono, la parte terminale dell'edificio, ormai disabitata, aveva mantenuto il suo originario carattere di “casa rurale".
Il Molino Ronchetto
Di proprietà Clerici-Lurani, nel 1861 vi abitava la famiglia Almasio. Oggi l'antico edificio è stato trasformato in villa di campagna, ma originariamente il molino era azionato delle acque della roggia Marcia, una delle presenze più antiche del territorio.
LA PROPRIETA’ E LA POPOLAZIONE
Dal Catasto Teresiano (1722) al Lombardo-Veneto (1850)Fu la tavoletta pretoriana che permise, per la prima volta, la misurazione della terra con risultati certi e imparziali. La necessità della misurazione sorse dalle risposte che i Comuni inviarono all'autorità centrale dalle quali apparve chiara la carenza di stime censuarie. L'idea del Governo Austriaco fu dunque quella di mettere ordine nell'Estimo Generale dello Stato di Milano, allo scopo di realizzare una Riforma Tributaria che aumentasse le entrate, riducendo la sperequazione fiscale a danno dello Stato e della povera gente, tassando i veri proprietari e diminuendo drasticamente le esenzioni e i privilegi di cui godevano in primis i nobili, i latifondisti e i grandi Enti Ecclesiastici.
Le case
Come si nota, dal Settecento in poi la storia urbanistica del paese si fa più sicura perchè, oltre ai documenti, c'è il supporto del catasto teresiano (1723-1751) ed altre mappe fatte realizzare dai Canonici Lateranensi nel 1776. Da ciò risulta che Malvaglio era composto da 19 case di cui tre sparse (cascine nella valle del Ticino: Paradiso, Osterie della Padregnana e dei Pomi).Lo stesso numero di case (19) c'era allora a Robecchetto, mentre a Padregnano erano rimaste solamente tre abitazioni sotto la cura di Robecchetto e quattro alla Padregnana.Induno aveva sei case e altre 6 sparse che devono intendersi come cascine nella valle del Ticino:Guado Molino Ronchetto, cascina Croce, cascine Gallarati, S. Antonio e Marischi.L'espansione edilizia successiva risulta limitata e circonscritta a Robecchetto, come dimostrano i censimenti catastali del 1856 e quelli del 1880, dei quali si possiedono anche le mappe redatte in modo più preciso rispetto alle precedenti.I registri catastali precisano che “i muri delle case sono costruiti con borlanti legati da mattoni cotti con cemento, calce e stabilitura. Il tetto è in legnami e in coppi". Inoltre si dice che il territorio comunale è attraversato “dalla strada regia che da Castano mette al porto di Turbigo".Lo sviluppo urbano del paese è avvenuto soprattutto nel secondo dopoguerra, attorno ai centri di Robecchetto e Malvaglio lungo la strada che li unisce.